Articolo per il Notiziario Spi Cgil Napoli Campania Dicembre 2022

C’è un emergenza che grida a noi tutti di non perdere tempo, di agire subito e bene. È l’emergenza dettata dal cambiamento climatico .
Le diffuse inondazioni che hanno messo in ginocchio paesi interi, come Casamicciola, Agropoli, Santa Maria di Castellabate, le Marche, solo per citare gli ultimi territori devastati; gli incendi e la sicittà dell’estate non troppo lontana, le ondate di calore pericolose per la vita stessa delle persone fragili, degli anziani, e di tutti coloro che soffrono di patologie pregresse, tutto questo ci dice che il tempo di agire è adesso.
Non solo per le vite umane ma anche per il sistema economico e sociale.
Purtroppo non siamo sulla buona strada per arrestare ma nemmeno per limitare i danni, e corriamo dietro le emergenze, con il risultato che la spesa è di gran lunga più elevata di quella che servirebbe per ridurre il riscaldamento globale.
Riparare i danni della crisi climatica in Italia è costato nell’ultimo decennio 13,3 miliardi di euro , ma se avessimo investito in politiche di prevenzione avremmo speso il 75% in meno.
Al solito nel nostro Paese la cultura della prevenzione manca.
L’Italia non ha un piano di adattamento climatico, non ha ancora una legge di contrasto al consumo di suolo (un iter legislativo inziato nel 2012 e bloccato dal 2016, che avrebbe previsto lo stop alla cementificazione entro il 2050), e ancora, non si contrasta l’abusivismo edilizio, o meglio non si ha abbastanza coraggio per farlo.
Consumiamo più di quanto il Pianeta mette a nostra disposizione senza renderci conto che l’uso indiscriminato delle risorse , consumando più di quanto la Terra sia in grado di produrre, genera conseguenze gravi come diseguaglianze crescenti e povertà. Ci sono paesi che consumano troppo e paesi che non riescono a raggiungere i consumi primari.
In questo 2022 in Italia abbiamo esaurito le risorse che avremmo dovuto consumare per tutto l’anno, già al 15 Maggio, mentre la data media a livello globale è fissata al 28 Luglio . Se tutti vivessero come noi italiani, a fine 2022 avremmo usato 2,8 Terre.
Il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC), il più importante organismo scientifico in materia, ci dice che per cambiare questa rotta, per arginare il declino del nostro pianeta , e quindi portare la tremperatura al limite di 1,5 gradi, ci restano meno di 7 anni.
Un dato allarmante che dovrebbe farci adottare stili di vita e di produzione diversi.
Significa innanzitutto privilegiare le fonti rinnovabili sopra ogni altra cosa, trasformare il sistema dei trasporti in mobilità sostenibile, fare manutenzione del territorio forestale e montano, adottare un’ agricoltura e pesca sostenibili e di prossimità, trasformare la stessa organizzazione delle nostre città, garantendo, ovviamente, rispetto dei diritti umani e del lavoro, giustizia sociale, climatica-ambientale e razziale.
Le sfide poste dalla crisi climatica e l’esigenza di pianificare una risposta alla crisi economica e sociale, possono e devono determinare nuove opportunità per le comunità e per i territori.
E’ quindi necessario che non vadano disperse le risorse del PNRR e che queste vengano utilizzate per una giusta e vera transizione.
Le Comunità energetiche , ad esempio, sono uno strumento innovativo per la riduzione dei costi energetici , producendo e gestendo energia derivante da fonti rinnovabili, attraverso impianti locali, per far fronte ai fabbisogni energetici della comunità.
La Cgil Napoli e Campania attraverso l’ascolto del territorio avvierà un percorso di confronto e condivisione per promuovere la messa in opera di Comunità Energetiche Rinnovabili che, oltre a determinare sviluppo e occupazione, potranno combattere anche la povertà energetica. L’energia diventa così un bene collettivo in una logica di sharing economy che si riflette in molti altri aspetti del vivere comune.
In tal caso si contribuisce allo sviluppo del territorio e alla rigenerazione urbana, attraverso la costruzione di un’identità collettiva e solidale.
Cosa dire ancora?
Semplicemente che quel che occorre è un veloce cambio di paradigma, e, per vincere la sfida del cambiamento climatico, occorre farlo presto e insieme, affinchè le nuove generazioni possano avere un Futuro.
Fare transizione ecologica, salvare il mondo, significa avere una società più bella, più giusta, più democratica. Al contrario saremo tutti sconfitti.
